I 3 livelli del Mercato del Lavoro. |
E' bene chiarire che NON ESISTE UN SOLO MERCATO DEL LAVORO; se così fosse tutti i lavoratori (occupati e non) riuscirebbero ad avere accesso a tutte le opportunità occupazionali. Nella realtà si assiste a dei condizionamenti che portano l’insieme dei lavoratori presenti nel mercato del lavoro a dividersi in gruppi poco o non comunicanti tra loro. Eccone i motivi:
- TERRITORIALI: le difficoltà di trasporto e i costi rendono difficile a coloro che abitano in certe aree geografiche, accedere a certe posizioni di lavoro.
- INFORMATIVE: non tutti possono raccogliere allo stesso modo le informazioni sui posti di lavoro disponibili tramite uso di internet, leggendo le inserzioni nei giornali, recandosi alle agenzie per il lavoro,etc·
- PROFESSIONALI: la specializzazione professionale crea dei gruppi di lavoro non interscambiabili.
- ETNICI, POLITICI E DI GENERE: a prescindere dalla legislazione, in determinati Paesi, certe imprese e certi lavoratori creano segmenti favoriti e altri svantaggiati.
- TECNOLOGICI e AZIENDALI: l’apprendimento di certe procedure tipiche di una certa azienda rende difficile per il lavoratore usare la stessa conoscenza in altre organizzazioni.
- CULTURALI E SINDACALI: la formazione di gruppi o associazioni permette a un numero limitato di attori di controllare l’accesso a certi segmenti del mercato del lavoro.
1° LIVELLO, OVVERO IL MERCATO DEL LAVORO GENERALE: è il luogo in cui la concorrenza tra imprese (per assicurarsi i lavoratori), e quella tra lavoratori ( per ottenere un salario), porta queste forze ad una condizione di equilibrio in cui vale la legge del prezzo unico. Secondo questa legge beni e servizi omogenei non possono che avere, in equilibrio, lo stesso prezzo. Ciò rappresenta una situazione surreale in quanto, ad esempio, l’offerta (i lavoratori) e la domanda (imprese) di lavoro non hanno tutte le stesse informazioni sulle opportunità disponibili, oppure i lavoratori non presentano alcuna omogeneità per ciò che concerne preferenze, competenze e produttività. Il modello del mercato del lavoro in concorrenza perfetta presenta dei limiti; infatti, tramite analisi dei dati reali sul mercato lavoro, l’offerta appare eterogenea e lo stesso vale per la domanda. Non c’è un posto di lavoro equivalente ad un altro: le persone non possono accedervi tutte allo stesso modo dato che ogni posizione prevede dei requisiti specifici definiti già nella job description. Grazie a queste diversità le imprese riescono a stabilire un prezzo del lavoro connesso al proprio potere di mercato mentre i lavoratori sfruttano il loro potere contrattuale per far propria una parte della rendita dell'impresa. Si impone così il MODELLO DI CONCORRENZA IMPERFETTA nato dalla capacità di imprese e lavoratori di determinare prezzi e salari. Se consideriamo che il mercato del lavoro è formato da un insieme diversificato di lavoratori e posti di lavoro ciò spiega il motivo per cui non funzionano le leggi della concorrenza perfetta.
Focus su: il Mercato del lavoro in Italia.
È un mercato disomogeneo rispetto al genere, nazionalità, età delle persone,
posizioni organizzative e livello di scolarità; sono inoltre presenti alcuni trend demografici che ne
stanno mutando man mano la composizione numerica e qualitativa.
a) L'INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE’: il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione
italiana si presenta con forte intensità e rapidità. Nei prossimi anni la popolazione italiana continuerà
a crescere con incrementi sempre maggiori; al contempo assisteremo ad un aumento della percentuale di persone anziane. Questi fenomeni hanno un forte impatto diretto sulla composizione del mercato del lavoro: diminuirà il numero di persone in età lavorativa e il peso relativo della fascia più giovane
di popolazione. L’effetto più drammatico
del processo di invecchiamento della popolazione è l'aumento della spesa pensionistica
nazionale.
b)L'IMMIGRAZIONE: gli immigrati rappresentano una forza lavoro molto giovane
(età media superiore ai 30 anni) che per ora si è prevalentemente concentrata in
nicchie di mercato abbandonate dall’offerta interna (lavori stagionali di
raccolta, attività di lavoro pesanti, servizi domestici, etc). Si tratta di uno scenario in
evoluzione dal momento che i livelli di scolarizzazione e di qualificazione professionale degli immigrati di prima generazione e dei figli di immigrati sono in continua
crescita.
c) IL TASSO DI SCOLARITA': l’aumento della
scolarità degli individui connessa al fenomeno della disoccupazione dei giovani non può che apparire preoccupante ai nostri occhi. Il numero delle persone in possesso di laurea tra i 15 e i 64 anni è
salito vertiginosamente. Un tale aumento influisce direttamente sull'innalzamento del livello di
professionalità dei lavoratori, connesso, inoltre, alle
difficoltà per i giovani con maggiore istruzione ad entrare nel mondo del
lavoro.
d) LA QUESTIONE FEMMINILE: negli ultimi decenni, le forze di lavoro femminili sono aumentate e ciò vale soprattutto per le classi di lavoro centrali. Si assiste, tuttavia, ad un corrispondente calo, per le ragazze più giovani, della possibilità o della voglia di entrare nel mondo del lavoro da intendere come riflesso della scelta di aumentare il
proprio livello di istruzione (questi livelli si allacciano anche alle scelte di
maternità e, dunque, ad una riduzione del numero di figli e all'aumento dell’età media del primo
parto).
2° LIVELLO, OVVERO IL MERCATO DEL LAVORO DI RIFERIMENTO: è la porzione di mercato di lavoro con cui l'impresa interagisce e rappresenta
la porzione di mercato generale attivata dall'impresa nella sua ricerca di
personale da inserire in azienda. Partiamo
dal presupposto che nel mercato del lavoro sono presenti gruppi di lavoratori
con diverse caratteristiche personali e professionali: ciò li porta a
competere su svariate aree geografie e per posizioni organizzative diverse. Rispetto a questo mercato del lavoro, l’organizzazione:
- attiva il processo di
reclutamento e selezione del personale;
- si
confronta nel definire le proprie politiche di gestione delle risorse (es,
livelli retributivi, formazione, retention).
Il mercato del lavoro di riferimento ha
carattere multidimensionale: può essere definito in funzione di più variabili a
seconda delle criticità rilevate dall'impresa durante la sua ricerca di
personale (es, riguardano l’area geografica, la professionalità dei lavoratori,
la loro età, il tipo di contratto,etc) .Fino a tempi relativamente recenti, la variabile geografica ha avuto un certo peso in quanto il mercato del lavoro di riferimento
coincideva con il mercato del lavoro locale i cui confini erano definiti da economie di
produzione. A ciò si aggiungevano variabili sociali ed istituzionali che favorivano la diffusione di certe competenze professionali. Negli ultimi anni, a causa dell'evoluzione tecnologica, del miglioramento dei
trasporti e delle comunicazioni, del ruolo crescente delle attività immateriali
nella produzione di valore, dei nuovi criteri di specializzazione e della divisione del
lavoro a livello mondiale, sono stati diminuiti i vantaggi della prossimità allargando, invece, i confini del mercato del lavoro di riferimento oltre quelli del mercato del lavoro locale. L’esigenza di entrare in
contatto con il segmento del mercato manageriale più "pregiato” porta le imprese
ad allargare, per questi profili professionali, il proprio mercato del lavoro di
riferimento oltre i confini nazionali (imprese come Benetton, Diesel,
hanno chiamato manager provenienti dall'estero per sostenere le proprie
strategie di crescita). Un'altra variabile di segmentazione è relativa al tipo di
professionalità posseduta dal lavoratore: vengono individuati, infatti, diversi mercati del lavoro occupazionali, cioè segmenti
collegati e definiti da strutture professionali di categoria e omogenei al loro
interno per il livello e il tipo di skills dei lavoratori che ne fanno parte.
3 LIVELLO, OVVERO IL MERCATO DEL LAVORO INTERNO: è la
parte di mercato del lavoro interna ai confini dell organizzazione e corrispondente al suo organico
in un dato momento. Per
comprendere questo mercato occorre la conoscenza delle convenzioni e dei meccanismi
organizzativi che regolano le carriere dei lavoratori e l’entità delle loro
retribuzioni. Nel
nostro sistema economico gran parte delle persone intrattiene o spera di intrattenere rapporti di lavoro di medio
/lungo termine con l’impresa presso cui lavora e l'impresa spera di trattenere per lungo tempo i suoi lavoratori. Per spiegare le differenze di
remunerazione e di trattamento, negli
anni '70, due sociologi americani, Doeringer e Piore, hanno usato il concetto di mercato interno lavoro definendolo come UN UNITA’ AMMINISTRATIVA AL CUI INTERNO LA REMUNERAZIONE E L'ALLOCAZIONE DEL LAVORO SONO DETERMINATE DA
UN INSIEME DI REGOLE AMMINISTRATIVE. Si tratta dunque di un unità amministrativa dove vige un insieme di regole amministrative diverse da quelle di altri segmenti del mercato del lavoro. Queste regole possono essere sistemi operativi formali e/o procedure e convenzioni informali che governano il modo di lavorare delle persone: è certo che le regole più importanti riguardano la remunerazione (sistemi di compensation, incentivi, aumenti retributivi,etc) e l'allocazione del lavoro ( procedure di reclutamento e selezione, pianificazione delle carriere, criteri di promozione, standard di valutazione,etc). Secondo tale
definizione, IN UNA STESSA IMPRESA POSSONO COESISTERE PIU’ MERCATI INTERNI,
OGNUNO DEI QUALI COMPRENDE UN DIVERSO GRUPPO DI LAVORATORI E DIVERSI SISTEMI DI REGOLE.
Come si formano i mercati interni del mercato del lavoro e perché sono caratterizzati da regole
autonome e distinte rispetto a quelle degli altri segmenti del mercato del lavoro? Oltre alla spiegazioni basate sul ruolo dei sindacati, i quali usano il loro potere per
controllare e limitare il numero delle persone che entrano nelle imprese,
Doeringer e Piore danno un'altra e più complessa spiegazione, affermando che i mercati del lavoro
nascono per:
- la specificità delle professionalità
usate all'interno di un impresa.
È fisiologico che un lavoratore sviluppi nel corso del tempo
abilità specifiche legate alla sua mansione e alla tecnologie che usa ogni
giorno. Queste skills specifiche hanno massimo valore dentro l'impresa dove sono state
generate ma sono poco utilizzabili in altri contesti produttivi. Ecco perché l'impresa è costretta a sopportare maggiori costi di formazione ed abbia poi
interesse affinché si stabilizzi il rapporto di lavoro e così ottenere il massimo ritorno dall'investimento fatto in addestramento.
- i processi di addestramento sul
lavoro.
Sono processi formali di apprendimento in cui il neo assunto
impara la nuova mansione imitando i comportamenti di un lavoratore con maggior
anzianità che funge da istruttore. È usato per acquisire abilità specifiche non
codificabili e difficilmente trasferibili in percorsi formativi standard. Al contempo, i lavoratori anziani riescono ad ottenere un certo potere negoziale nei
confronti del datore d lavoro.
- La pressione degli usi,
consuetudini, cultura aziendale (custom).
Far riferimento alla cultura organizzativa vuol dire comprendere
anche i motivi per cui i candidati interni sono privilegiati sugli esterni per la
copertura di un posto di lavoro, quelli che determinano una promozione e gli
standard di prestazione dentro un gruppo d lavoro. Ovviamente la scelta di favorire
percorsi di sviluppo interni all' impresa è coerente con un mercato competitivo
stabile e un mercato del lavoro caratterizzato da rapporti di lungo periodo. Diventa, però, un limite se l impresa si trova in una fase di cambiamento: non solo
crisi aziendali ma anche micro mutamenti che vanno dal rinnovo di uno
stabilimento a quello dei sistemi informativi al lancio di un nuovo prodotto. Sono situazioni in cui all'azienda
conviene rendere permeabili i confini del mercato interno accogliendo nuove
risorse